Palermo, in duemila alla fiaccolata per Paolo Taormina: “Basta morti senza senso”

La madre di Paolo Taormina

Una lunga scia di luci ha attraversato il cuore della città per ricordare Paolo Taormina, il ventunenne ucciso nella notte tra sabato e domenica nel quartiere dell’Olivella. Oltre duemila persone hanno partecipato alla fiaccolata organizzata in sua memoria, un corteo silenzioso ma carico di dolore che da piazza Politeama ha raggiunto via Spinuzza, davanti al pub di famiglia “O Scruscio”, dove il giovane è stato assassinato.

In testa alla marcia, la madre di Paolo, Fabiola Galioto, e la sorella Sofia, sostenute dall’affetto di amici, conoscenti e semplici cittadini. Con le lacrime agli occhi, la madre ha gridato più volte il nome del figlio, come a volerlo ancora cercare tra la folla. Alle loro spalle, migliaia di persone hanno sfilato in silenzio, con candele e telefoni accesi. Poi, spontaneamente, la piazza ha cominciato a scandire il nome del ragazzo: «Paolo, Paolo, Paolo…».

Alla fiaccolata hanno preso parte anche il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, l’assessore Totò Anello e il capogruppo di “Lavoriamo per Palermo” Sandro Chinnici. Il primo cittadino, giunto al Teatro Massimo insieme al corteo, si è fermato per alcuni minuti a parlare con la madre della vittima, esprimendo le proprie condoglianze. Qualche coro di protesta è stato subito zittito dal servizio d’ordine: l’atmosfera è rimasta composta e rispettosa per tutta la durata dell’iniziativa.

Tra i presenti anche i familiari di altre vittime della malamovida, come Aldo Naro, ucciso in discoteca nel 2015, e Massimo Pirozzo, Andrea Miceli e Salvatore Turdo, morti nella strage di Monreale lo scorso aprile. Le loro immagini erano impresse su un grande cartello, insieme a un messaggio comune: «Stop alla violenza, basta morti senza senso».

Il corteo si è fermato davanti al Teatro Massimo, dove è stato osservato un minuto di silenzio. Poi un centinaio di persone ha proseguito fino a via Spinuzza, davanti al locale della famiglia Taormina. Qui ha preso la parola Claudia Pirozzo, sorella di una delle vittime di Monreale:

“È inconcepibile che non vedrò più mio fratello. Oggi mi sono svegliata con la stessa notizia. Basta, siamo stanchi. I loro sogni sono stati spezzati, ma da che persone? Lo Zen deve essere riqualificato, abbiamo bisogno di aiuto e che le istituzioni siano presenti”.

Per tutta la serata, centinaia di persone hanno continuato a sostare davanti al pub, portando fiori e abbracciando idealmente la famiglia di Paolo. Una città intera, ancora una volta, unita nel dolore e nella richiesta di giustizia.

Gaetano Maranzano

Arrestato Gaetano Maranzano: “Ho sparato a Paolo Taormina dopo una lite”

È stato portato nel carcere del Pagliarelli con l’accusa di omicidio Gaetano Maranzano, 28 anni, originario dello Zen, ritenuto il responsabile dell’uccisione di Paolo Taormina, il giovane di 21 anni colpito a morte con un colpo di pistola alla testa nella notte tra sabato e domenica in via Spinuzza, nel cuore dell’Olivella.

Il fermo è stato eseguito dai carabinieri del comando provinciale di Palermo su disposizione della Procura, che ha emesso un provvedimento di fermo di indiziato di delitto. Durante la perquisizione domiciliare, i militari hanno trovato nella casa dell’indagato una pistola semiautomatica calibro 9, detenuta illegalmente.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Maranzano avrebbe ammesso le proprie responsabilità davanti ai magistrati, nel corso di un lungo interrogatorio alla presenza dei suoi legali, Luca Monteleone e Rosanna Vella.

L’uomo avrebbe raccontato di aver avuto una discussione con Taormina poco prima dello sparo: il giovane sarebbe intervenuto per sedare una rissa scoppiata davanti al pub di famiglia, “O Scruscio”, gestito dai genitori della vittima. Maranzano, che si trovava sul posto, sarebbe stato avvicinato da Paolo, il quale gli avrebbe chiesto di convincere alcuni ragazzi ad allontanarsi. La situazione, secondo il racconto, sarebbe presto degenerata in una lite.

A quel punto, il 28enne avrebbe estratto la pistola e sparato un colpo alla testa del ragazzo.
Durante l’interrogatorio, l’indagato avrebbe inoltre riferito che in passato tra lui e la vittima c’erano stati contrasti e prese in giro legate a sfottò rivolti alla sua compagna.

Riguardo all’arma, Maranzano avrebbe dichiarato di portarla sempre con sé “perché Palermo è una città violenta”.

Gli inquirenti stanno ora verificando la versione fornita dal giovane e attendono i risultati delle analisi balistiche per confermare la compatibilità dell’arma sequestrata con il colpo che ha ucciso Paolo Taormina.