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One Way Queer: our different normality

di Marilisa Dones

Ili 5 aprile 2013 alla libreria Spazio Cultura Macaione, a Palermo, si è parlato di omosessualità e tematiche Queer. E si è suonato anche.
Lo si è fatto insieme ad Abattoir.it (www.abattoir.it) e a Storie al Cubo (www.storiealcubo.com), Davide Lopes (chitarra), Claudio Marzullo (cajon), due collettivi e musicisti che fin dalla loro nascita hanno collaborato, per amicizia e per unicità di intenti. Al reading hanno partecipato anche i lettori Elia Maniscalco, Roberto Crinò e Francesca Varvarà.

Nicola Macaione e i suoi fratelli offrono ormai da mesi ad Abattoir (e ad altre iniziative culturali) il loro Spazio Cultura, un angolo dove poter dar voce a tutte quelle iniziative che rendono Palermo meno passiva e più affamata di cose nuove.
Questo gruppo di ragazzi ha dato voce ad una minoranza, quella LGBT (http://it.wikipedia.org/wiki/LGBT) che ancora oggi, e ancora troppo spesso, viene discriminata, e con toni esacerbati.

Un evento che è nato ispirandosi al Pride Nazionale 2013 che quest’anno avrà luogo proprio a Palermo. Seguendo il modello di StoriealCubo sono stati scritti dei “racconti tridimensionali”. Che vuol dire? Ogni racconto si presenta come una grande tela comune che cresce spontaneamente in modo libero, senza vincoli né di contenuto né di stile. Il meccanismo che sta alla base di Storiealcubo è il concetto di “estensione”. Vale a dire che ogni racconto può essere ampliato da altri scrittori che vogliono aggiungere dettagli alla storia “madre” o riscriverne altri aspetti o ancora ridisegnare i personaggi.

La libreria era piena ieri sera, la gente ascoltava anche in piedi.
La storia madre di questa sera era il racconto “Sorgiva”, scritto da Noemi Venturella, un racconto che ha delineato lo spazio e il luogo di tutti gli altri.
E così hanno scritto, ognuno a loro modo, dei noccioli esistenziali della cultura Queer (http://www.abattoir.it/2011/05/23/antigone-essere-%E2%80%9Cqueer%E2%80%9D-nell%E2%80%99antica-grecia/): racconti che sviscerano le opposizioni di identità/disidentità, dentro/fuori, sesso/genere, omo/eterosessuali, omologazione/trasgressione/saper essere.

E lo si è fatto tracciando una parabola dentro le menti delle persone (tante, davvero) venute ad ascoltarla. Storie nude e crude, una dentro l’altra, raccontate senza mezze parole o mezze verità, così per come avvengono. Nella loro differente normalità. L’obiettivo è scavalcare i recinti, conquistarne uno spazio e fare ognuno la propria parte.
Ci si chiede se esiste qualcosa di lontano dall’omologazione e di veramente vicino a un diritto all’individualità?
Tutti i racconti a loro modo si chiedono: in fondo non siamo tutti strani? Non siamo tutti Queer?

Le storie al cubo hanno come sfondo un oratorio salesiano degli anni ’90, i protagonisti sono ragazzini che cominciano, tra una messa e una partita al pallone o ad acchiapparello, a scoprire la loro identità, sessuale e individuale.
Le fanciulle timorate di Dio, sbigottite, si chiedono se i gay esistono veramente.
Il leitmotiv di queste storie, la morale, è che forse quello che è giusto è fare quello che sentiamo e non quello che ci viene imposto, sentirsi liberi e meravigliosamente diversi.
Una bella serata di letture a cui è seguito anche un breve dibattito sull’argomento.

I racconti sono raccolti in un magazine dal titolo omonimo della serata, ONE WAY QUEER, che è possibile scaricare gratuitamente in formato pdf (http://www.abattoir.it/2013/04/06/one-way-queer/). Buona lettura.

Redazione

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