Sulla vicenda dell’amianto killer alla Fincantieri di Palermo arrivano tre rinvii a giudizio a carico di altrettanti ex dirigenti.
Secondo le motivazioni dell’accusa gli imputati non avrebbero adottato le cautele previste dalla legge per le lavorazioni dell’amianto provocando la morte di 18 operai. Si tratta settima tranche dei procedimenti avviati nei confronti degli ex vertici aziendali.
Il processo comincerà il 2 novembre davanti alla quarta sezione monocratica del Tribunale di Palermo. I tre sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo. Il gup ha assolto Giuseppe Scrima, titolare di una cooperativa dell’indotto di Fincantieri, la Rinascita Picchettino. Anche lui era accusato dell’omicidio colposo di un operaio, ma non è stata dimostrata la correlazione tra la causa della morte (insufficienza cardiaca) con l’inalazione di amianto.
Durante il primo processo gli operai della Fincantieri avevano raccontato che nello stabilimento di Palermo si lavorava senza mascherine e con aspiratori che non funzionavano.
Le polveri di amianto raccolte sul pavimento, che dovevano essere smaltite con apposite cautele, venivano semplicemente spazzate come fossero innocui granelli di polvere. Mancava un servizio di lavaggio delle tute: le mogli degli operai le lavavano a casa e in alcuni casi si sono ammalate.
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