Migrazione sanitaria, al via il progetto di comunicazione “Curarsi in Sicilia”

Trapianti di midollo osseo, interventi per obesità, protesi d’anca o di ginocchio. Sono alcuni dei principali “dgr di fuga” per la Sicilia, cioè quelle prestazioni sanitarie per le quali i siciliani scelgono di farsi curare altrove. Prevalentemente in regioni del nord Italia quali Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Non sempre però queste scelte sono confortate dalle evidenze scientifiche, come nel caso dello studio realizzato da Innogea che dimostra, ad esempio nell’ambito delle malattie muscoloscheletriche, come la media delle prestazioni erogate in Sicilia sia migliore non solo di quella nazionale, ma anche della media delle prestazioni erogate nelle regioni dove più spesso i siciliani decidono di andarsi a curare.

La testata giornalistica Insanitas.it e il Dipartimento delle Attività Sanitarie ed Osservatorio Epidemiologico dell’Assessorato della Salute, con il progetto “Curarsi in Sicilia” intendono approfondire ed analizzare il rapporto fra comunicazione in sanità (includendo sia l’aspetto divulgativo che quello tecnico scientifico) e la riduzione della mobilità passiva, ed in particolare come una corretta comunicazione può contribuire a ridurre i “drg di fuga”. L’iniziativa è stata presentata durante un incontro nella sede del Dasoe e può contare anche sulla segreteria organizzativa di Collage S.p.A. e sul contributo di Gilead.

Il progetto prevede un corso formativo per giornalisti, medici e altri professionisti della sanità, che si terrà il 25 gennaio 2024 a Palermo, presso la sede dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, dal titolo “Comunicare la salute, tra etica e deontologia”. Farà seguito il convegno “Mobilità passiva. Come una buona comunicazione può ridurre i DRG di fuga”, che si terrà sempre a Palermo il 30 gennaio 2024. Durante il corso dei lavori verrà dato ampio spazio alla comunicazione della salute, con accurati approfondimenti sui temi dell’etica, della deontologia professionale e dell’aggiornamento professionale, con un importante focus sulle eccellenze presenti in Sicilia e capaci di erogare adeguatamente le prestazioni di cui ai principali DRG di fuga.

A questi due appuntamenti faranno seguito le prime 10 puntate di un nuovo format televisivo, dal titolo “Curarsi in Sicilia” che, con cadenza bisettimanale, verranno messe in onda sui canali youtube InsanitasTV e Diretta Medica, e rilanciate dalla testata giornalistica www.insanitas.it con appositi articoli. Il format, della durata di circa 20 minuti per ciascuna puntata e condotto dalla giornalista Giada Giaquinta, prevede la presenza di medici, esperti, analisti e cronisti che punteranno di volta in volta l’attenzione sull’offerta sanitaria di qualità che esiste in Sicilia su specifiche aree di intervento, al fine di offrire un’alternativa alla non sempre giustificata tendenza di andare altrove alla ricerca di cure ritenute a torto migliori.

“La Sicilia è una realtà che da sempre ha visto una scelta istintiva della nostra popolazione verso le realtà del nord- afferma l’assessore alla Salute Giovanna Volo- Quello che noi dobbiamo fare è informare tutti quanti di quelle che sono le capacità assistenziali che la nostra regione offre. Approfitto di questa occasione per annunciare che tra pochissimo partiranno i lavori per realizzare il Centro di Eccellenza Pediatrica a Palermo, che contribuirà a diminuire una delle voci di mobilità passive ancora alta per la nostra regione. Anche l’oncologia ha una voce considerevole nella migrazione sanitaria, ma ormai in Sicilia siamo in grado di garantire i migliori protocolli e le più moderne terapie sperimentali che vengono proposte nelle altre regioni. Dobbiamo quindi essere più bravi a comunicare e migliorare il livello di fiducia dei siciliani nei confronti del sistema sanitario regionale”.

“Questa iniziativa proposta da Insanitas ci ha entusiasmato- afferma il dirigente generale del DASOE Salvatore Requirez- I dati recenti mostrano cifre in uscita dal nostro bilancio regionale che oscillano tra i 190 e i 260 milioni per anno a causa della mobilità passiva. Ma l’analisi solo sui numeri poco ci dice se non guardiamo alla classificazione dei Drg in uscita. E questo ci conforta, perché ci accorgiamo che la stragrande maggioranza delle prestazioni erogate dalle altre regioni per conto di pazienti siciliani sono attestate in livelli di complessità tra il medio e il basso. Ciò significa che si tratta di prestazioni sanitarie che vengono erogate ordinariamente ed efficacemente da diversi presidi ospedalieri siciliani. Questo ci deve fare interrogare sul perché di questo fenomeno. Da qui la necessità di intervenire con un serio programma comunicazione per migliorare la nostra capacità di informare i cittadini. È possibile poi che il fenomeno dei drg di fuga sia dovuto a deficit operativi a livello professionale che impediscono, in alcune realtà, una adeguata espressione delle prestazioni sanitarie che, da un punto di vista strutturale e organizzativo, sarebbero possibili. Anche su questo stiamo lavorando, con il CEFPAS, per implementare e migliorare i programmi di formazione per condividere le buone pratiche e colmare questo gap. Riuscire ad informare in modo corretto ed efficace la cittadinanza che esistono in Sicilia presidi che, in tempi uguali e con le stesse garanzie di qualità dell’assistenza, risolvono gli stessi problemi di salute per i quali si tende ancora ad andare fuori dalla nostra regione, credo sia un buon servizio a vantaggio di tutti i siciliani”.

“Ci siamo posti una domanda- afferma Filippo Castelli, di Innogea- Quanto il fenomeno della mobilità passiva è correlato agli esiti clinici che possono garantire le strutture sanitarie siciliane? Lo studio, che presenteremo il 30 gennaio nell’ambito del progetto “Curarsi in Sicilia”, ha dato risultati sorprendenti! Ci sono alcune tipologie di intervento, parliamo ad esempio delle protesi del ginocchio o dell’anca, per le quali si evidenziano importanti percentuali di interventi fatti fuori regione. Eppure i dati dimostrano che le strutture siciliane sono perfettamente allineate alle migliori strutture nazionali. Allora cosa possiamo fare? Sicuramente comunicare meglio. Il ruolo nostro ruolo di analisti, grazie alla collaborazione con Insanitas e con l’Assessorato alla Salute, va proprio in questo senso. Avremo modo di presentare, nell’ambito di questo progetto, dati precisi e aggiornati sulla qualità delle prestazioni sanitarie erogate in Sicilia nelle specialità per le quali è ancora alta la tendenza alla mobilità passiva”.