Il risultato dell’esame del Dna, affidato al prof. Cataldo Ruffino dell’Università di Catania è arrivato e conferma che il cadavere ritrovato,in località Nicolizia a Licata (Ag), a fine gennaio scorso, è di Angelo Truisi, il fabbro di 22 anni scomparso il 2 gennaio.
Il pm Carlo Cinque, titolare del fascicolo di inchiesta sull’omicidio, ha firmato il nulla osta al seppellimento.
Il cadavere, in avanzato stato di decomposizione, venne ritrovato in una villa abbandonata. Fin da subito, la madre del giovane riconobbe una scarpa e un mazzo di chiavi ritrovate in fondo alla cisterna della villa.
L’autopsia stabilì che il giovane, colpito da diversi colpi inferti con oggetti contundenti, è stato ucciso con 4 colpi d’arma da fuoco.
Gli ultimi a vedere vivo Angelo Truisi sono stati, il 2 gennaio mattina, alcuni amici del giovane che hanno riferito di averlo incontrato mentre prendeva un caffè in un bar del quartiere Oltreponte.
Della scomparsa di Truisi si era occupata anche la trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto” e, lo scorso febbraio uno striscione era apparso in un viadotto della cittadina agrigentina per sollecitare le ricerche del giovane fabbro.
Gli inquirenti sono convinti che il delitto sia maturato nell’ambito della cerchia di conoscenze di Angelo e un giovane licatese, sul cui nome si mantiene il riserbo, è stato già iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento, perché la sua testimonianza è apparsa reticente.
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