Lavorate fino a rompervi la colonna vertebrale | ADDIO PENSIONE A 68 ANNI: sale ufficialmente la quota

Addio alla pensione, non c’è rimedio: la quota si è alzata, Giorgia Meloni l’ha ufficializzato
Dopo tanti anni dedicati al lavoro, chiunque sogna di poter godere della pensione: oltre all’aspetto economico, infatti, il pensionamento consente di dedicarsi finalmente al riposo e alle proprie passioni, nonché alla propria famiglia e ai propri amici.
Per accedere alla pensione è necessario rispettare tutta una serie di requisiti importanti e cruciali, tra cui quello dell’età e quello del versamento dei contributi. Chi proprio in questi mesi sta aspettando di raggiugere finalmente tali presupposti, però, deve fare i conti con una brutta notizia: sta cambiando tutto.
Pensione, brutte notizie: la minima si alza
In questi ultimi anni, la pensione è diventata quasi un miraggio per molti italiani. Le riforme legislative, le esigenze economiche dei cittadini e i mutamenti sociali hanno infatti portato sempre più in là il momento di effettivo accesso al pensionamento: in alcuni casi, si deve lavorare fino a quasi 70 anni di età.
A partire dal 2009, in Italia sono state varate tutta una serie di leggi volte alla garanzia della sostenibilità del sistema. A pagarne le conseguenze, però, i cittadini: si è passati da un periodo nel quale era normale, se non scontato, accedere alla pensione anticipata ad un altro in cui invece è praticamente impossibile anche solo sperare di andarci prima dei 60 anni. Ecco nel dettaglio cos’è successo.

Cos’è successo alla pensione dal 2009 ad oggi
Fino al 2009, secondo l’ISTAT, il 90% degli italiani è riuscito ad accedere alla pensione entro i 60 anni e, in molti casi, anche prima di questa età. Oggi, invece, solo il 10% dei lavoratori ha questa fortuna: in meno di vent’anni, la situazione si è capovolta. A complicare ulteriormente le cose, poi, ci si mettono anche i requisiti contributivi, che sono sempre più stringenti: ne pagano le peggiori conseguenze i lavoratori che hanno avuto carriere frammentate o periodi di impiego non regolari.
Vi è poi una grande differenza tra Nord e Sud: nel Meridione, infatti, l’età media di pensionamento è più alta e si attesta a 62,3 anni. Questo riflette le condizioni di ulteriore precarietà e fragilità economica di queste zone, fattori che impongono ai cittadini di continuare a lavorare per potersi permettere la vita di tutti i giorni.
Infine il titolo di studio: secondo l’ISTAT, chi ha una laurea va in pensione più tardi, intorno ai 63 anni. Questo è dovuto semplicemente all’età di ingresso nel mondo del lavoro che, a causa degli studi specialistici, è più alta rispetto a quella di chi si è fermato alla scuola superiore di secondo grado.