Lavorate fino a rompervi la colonna vertebrale | ADDIO PENSIONE A 68 ANNI: sale ufficialmente la quota

Dovete lavorare fino a rompervi la colonna vertebrale | ADDIO PENSIONE: sale ufficialmente la quota
Dovete lavorare fino a rompervi la colonna vertebrale (sicilianews24.it / ansafoto)

Addio alla pensione, non c’è rimedio: la quota si è alzata, Giorgia Meloni l’ha ufficializzato

Dopo tanti anni dedicati al lavoro, chiunque sogna di poter godere della pensione: oltre all’aspetto economico, infatti, il pensionamento consente di dedicarsi finalmente al riposo e alle proprie passioni, nonché alla propria famiglia e ai propri amici.

Per accedere alla pensione è necessario rispettare tutta una serie di requisiti importanti e cruciali, tra cui quello dell’età e quello del versamento dei contributi. Chi proprio in questi mesi sta aspettando di raggiugere finalmente tali presupposti, però, deve fare i conti con una brutta notizia: sta cambiando tutto.

Pensione, brutte notizie: la minima si alza

In questi ultimi anni, la pensione è diventata quasi un miraggio per molti italiani. Le riforme legislative, le esigenze economiche dei cittadini e i mutamenti sociali hanno infatti portato sempre più in là il momento di effettivo accesso al pensionamento: in alcuni casi, si deve lavorare fino a quasi 70 anni di età.

A partire dal 2009, in Italia sono state varate tutta una serie di leggi volte alla garanzia della sostenibilità del sistema. A pagarne le conseguenze, però, i cittadini: si è passati da un periodo nel quale era normale, se non scontato, accedere alla pensione anticipata ad un altro in cui invece è praticamente impossibile anche solo sperare di andarci prima dei 60 anni. Ecco nel dettaglio cos’è successo.

Pensione, brutte notizie: la minima si alza
Pensione, brutte notizie (sicilianews24.it / pexels)

Cos’è successo alla pensione dal 2009 ad oggi

Fino al 2009, secondo l’ISTAT, il 90% degli italiani è riuscito ad accedere alla pensione entro i 60 anni e, in molti casi, anche prima di questa età. Oggi, invece, solo il 10% dei lavoratori ha questa fortuna: in meno di vent’anni, la situazione si è capovolta. A complicare ulteriormente le cose, poi, ci si mettono anche i requisiti contributivi, che sono sempre più stringenti: ne pagano le peggiori conseguenze i lavoratori che hanno avuto carriere frammentate o periodi di impiego non regolari.

Vi è poi una grande differenza tra Nord e Sud: nel Meridione, infatti, l’età media di pensionamento è più alta e si attesta a 62,3 anni. Questo riflette le condizioni di ulteriore precarietà e fragilità economica di queste zone, fattori che impongono ai cittadini di continuare a lavorare per potersi permettere la vita di tutti i giorni.

Infine il titolo di studio: secondo l’ISTAT, chi ha una laurea va in pensione più tardi, intorno ai 63 anni. Questo è dovuto semplicemente all’età di ingresso nel mondo del lavoro che, a causa degli studi specialistici, è più alta rispetto a quella di chi si è fermato alla scuola superiore di secondo grado.