A quasi un anno dalla morte di Larimar Annaloro, la quindicenne trovata senza vita il 5 novembre 2024 nel giardino della sua casa a Piazza Armerina (Enna), la famiglia continua a chiedere chiarezza. La sorella maggiore, Dioslary Annaloro, rompe il silenzio e manifesta tutta la propria frustrazione per l’assenza di risposte ufficiali sull’esito delle indagini.
Secondo la ricostruzione iniziale, Larimar, dopo un alterco a scuola con una coetanea, sarebbe rientrata a casa e, approfittando dell’assenza momentanea dei genitori, si sarebbe tolta la vita impiccandosi a un albero del giardino. Una perizia disposta dalla Procura per i minorenni di Caltanissetta aveva concluso che la morte fosse compatibile con un suicidio.
Una spiegazione che la famiglia non accetta. Dioslary esprime apertamente dubbi e domande irrisolte: “Qualcuno dovrebbe spiegarci perché nella relazione tecnica di genetica, firmata dal biologo della polizia, si legge che la corda presenta tracce di due DNA maschili non riconducibili a nessuno della nostra famiglia”, afferma.
La famiglia ha presentato una formale denuncia per omicidio alla Procura di Enna, ma – denuncia la sorella – non ha ancora ricevuto aggiornamenti: “È passato un anno e credo che la nostra famiglia abbia il diritto di sapere che fine abbia fatto quella denuncia”.
A chiarire lo stato dell’inchiesta è il procuratore per i minorenni di Caltanissetta, Rocco Cosentino, che ha dichiarato alla Gazzetta del Sud e al Giornale di Sicilia:
“Le indagini sono già state prorogate di sei mesi e dovremmo concluderle entro la fine dell’anno, salvo ulteriori proroghe”.
Cosentino sottolinea che sono ancora in corso accertamenti tecnici e che nessuna pista è stata scartata:
“All’epoca, secondo dati oggettivi, ogni ipotesi faceva propendere per il suicidio. Ma per arrivare a elementi certi dobbiamo attendere la conclusione delle indagini. Ogni aspetto viene e verrà preso in considerazione”.
Il dolore della famiglia, unito all’attesa di risposte definitive, rende il caso Larimar ancora profondamente aperto sul piano umano e giudiziario. In attesa della chiusura delle indagini, prevista – salvo proroghe – entro la fine dell’anno, restano sospese domande cruciali che solo gli accertamenti finali potranno sciogliere.
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