Palermo, 21 Dic – L’orario indicato, le 11:11 di oggi, 21 dicembre 2012, è passato. E non è successo niente. Ma il mondo, cari Maya, è già finito: non ve ne siete accorti?
A Palermo, la città da cui vi scrivo e in cui, proprio alle 11:11, ero per strada, è finita lunedì sera. Per questo adesso, in una chiesa della città, si stanno svolgendo i funerali di quattro vittime. Che siamo stati noi stessi a infilare dentro quelle bare.
In Sicilia – la terra che amo e odio allo stesso tempo – è finita nel momento stesso in cui abbiamo deciso che il nostro passato non aveva niente da insegnarci e abbiamo calpestato i sacrifici estremi fatti da nostri conterranei. Che non si volevano arrendere a questo dualismo di sentimenti. Contrastanti. Come noi.
In Italia – il Paese di cui dovrei tenere alta la bandiera – è finita quando abbiamo usato la Costituzione (di cui parlava Roberto Benigni sempre quello stesso maledetto lunedì sera) per far quadrare i piedi di un tavolo sbilenco in cucina o per uccidere uno scarafaggio in bagno. O, forse, quando non ci siamo neanche presi la briga di tenerne una copia in casa.
Nel pianeta… beh, questa è veramente troppo facile, cari Maya: vi basta sfogliare (realmente o virtualmente) qualsiasi giornale. Troverete notizia di un pazzo che fa irruzione in una scuola elementare e uccide decine e decine di bambini, di una donna in fin di vita in ospedale dopo uno stupro, di un gruppo di persone fatte a pezzi da una mina antiuomo… che è un’arma micidiale, costruita da altri uomini per uccidere i loro simili.
E, infine, Maya cari, la fine del mondo è anche tutto questo gran parlare della vostra profezia. Perché, paradossalmente, è un modo per lenire ben altre angosce e sentirci tutti parte di questo villaggio globale che, forse, esiste solo su google.
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