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Giannola (Svimez) “Ponte sullo Stretto progetto strategico”

L’impegno finanziario pubblico della Sicilia nel decennio 2021/2030 è fondato per circa tre quarti sui lavori ferroviari. Lo rende noto lo Svimez, l’Associazione per lo Sviluppo nel Mezzogiorno. Il finanziamento complessivo ammonta a 14 miliardi. Nello specifico: Sulla tratta Catania/Messina, si investono 2,9 miliardi e si prevede di completare il 40% entro la fine del 2026; 40% entro il 2028; 20% al 2030. Per il nodo di Catania e Augusta, si investono 676 milioni, e si prevede di completare il 50% entro il 2026 e il 50% entro il 2028. Per gli adeguamenti e le velocizzazioni si spendono circa 642 milioni, la meta entro il 2026, l’altra metà entro il 2028. Per la tratta Catania/Palermo si investimento 7,34 miliardi, prevedendo di realizzare il 10% entro la fine di quest’anno, il 20% nel 2026, il 30% entro il 2028, il 30% entro il 2030, infine, il 10% nel 2031.

Per raddoppi delle linee e ammodernamenti l’investimento stimato è di 2,44 miliardi, il 50% entro il 2026, il 50% nel 2028. In particolare, il nuovo itinerario Messina/Catania/Palermo è caratterizzato da un nuovo tracciato con caratteristiche tecniche – commerciali del Corridoio TEN T 5 Helsinki – La Valletta nel quale è inserito, che consentirà di far rientrare il trasporto ferroviario in Sicilia nel sistema ferroviario nazionale ed europeo e renderlo competitivo con altre modalità di trasporto passeggeri anche a livello regionale. Saranno assicurati tempi di percorrenza tra Palermo e Catania di 1h45min e tra Catania e Messina di 45 min competitivi con gli analoghi tempi di trasporto su gomma. Per quanto riguarda la realizzazione della nuova linea Palermo Catania i lavori dei sei lotti funzionali nei quali è stato suddivisa sono stati consegnati e tutti i cantieri sono già attivi.

Da questi dati emerge, considerando gli effetti diretti, indiretti e indotti, che in Sicilia la nuova occupazione generata dagli investimenti alla fine del decennio 2021-2030 dovrebbe arrivare a oltre 209mila nuovi addetti. L’impatto complessivo al 2030 della spesa pubblica aggiuntiva provocherà un aumento del valore aggiunto prodotto nell’isola pari a 10 miliardi e 61 milioni. Particolarmente significativo se si pensa che ancora oggi il valore aggiunto della Sicilia è al di sotto del livello raggiunto nel 2008.

Inoltre, gli investimenti fissi lordi nel decennio attiveranno 11 miliardi e 300 milioni. Crescono anche i consumi delle famiglie a 5 miliardi e 853 milioni. I settori che avranno maggiori benefici dal piano di investimenti sono per oltre il 75% le costruzioni, per il 20% il manifatturiero, per il 5% i servizi. Secondo il presidente SVIMEZ Adriano Giannola, i dati contenuti nel Quaderno SVIMEZ “Questione Meridionale” e debolezze strutturali del sistema produttivo nazionale”, a firma sua e di Armando Castronuovo, mettono in evidenza come il caso Sicilia non sia sostanzialmente diverso dal resto del Mezzogiorno rispetto ai progetti in corso di attuazione. “L’impatto della spesa pubblica per investimenti può considerarsi di riferimento anche nel resto del Sud se, oltre al rapporto di incidenza delle infrastrutture materiali sul totale della spesa, i tempi di realizzazione sono simili. Sforando la data del 2026 per i finanziamenti PNRR, alcune opere sono state stornate e saranno coperte con i fondi della Coesione”.

Giannola, infine, sottolinea che “il Ponte sullo Stretto è il primo dei tre progetti strategici che individuammo nel Progetto di Sistema per il Sud in Italia e l’Italia in Europa, gli altri due erano l’attivazione delle Zone Economiche Speciali portuali e la realizzazione delle Autostrade del Mare. Così il Mezzogiorno avrebbe avuto tutti i numeri per diventare l’hub logistico del Mediterraneo”. “Purtroppo – conclude Giannola – quel progetto è rimasto lettera morta, mentre si sarebbe potuto realizzare con i fondi del PNRR. Un’occasione mancata”.

– foto di repertorio Ipa Agency –

Redazione

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