di redazione
E’ quanto hanno scoperto i Carabinieri della Compagnia Carabinieri di Petralia Sottana (Pa), in particolare i militari della stazione di Gangi (Pa) a seguito di un’attività di indagine, che ha portato in data odierna, alla denuncia in stato di libertà, con l’accusa di “truffa”, di tre persone, due stranieri di origine afghana ed un cittadino italiano della provincia di Catania.
I militari operanti, insospettiti da alcuni volantini apparsi nei giorni scorsi in paese e affissi nei portoni d’ingresso di alcune abitazioni ove veniva pubblicizzata una raccolta di indumenti usati da parte di una fondazione Onlus, con sede in Torino, hanno avviato una mirata attività info-investigativa. Gli approfonditi accertamenti hanno permesso di appurare che tale fondazione esisteva realmente ma nel frattempo aveva cambiato denominazione e partita iva e quindi diversa da quella pubblicizzata che risultava invece cessata.
Il soggetto denunciato in stato di liberta’ R.g., di anni 49, originario della provincia di Catania, quale ex- socio, operava abusivamente per conto della fondazione e per tale motivo era stato in passato già denunciato.
Inoltre i militari hanno notato un autocarro con due persone a bordo che in giro per le vie del paese di Gangi (Pa), si adoperavano con una raccolta, effettuata porta a porta, a prelevare i sacchi ripieni di indumenti usati depositati da ignari cittadini che convinti dell’iniziativa illustrata dai volantini avevano deciso di accatastare indumenti, convinti di fare del bene. I Carabinieri sicuri che la raccolta si stava svolgendo abusivamente, hanno fermato le due persone a bordo del mezzo, due cittadini stranieri, uno di anni 24 e l’altro di anni 28, provenienti dall’Afghanistan, possessori di regolare permesso di soggiorno ed entrambi residenti a Catania.
Gli indumenti raccolti, circa 150 sacchi sono stati posti sotto sequestro e depositati presso un locale idoneo, fornito dalla locale polizia municipale.
Il cittadino italiano, quale mente della truffa e i due stranieri sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria per il reato di truffa.
Non si esclude che gli indumenti requisiti, una volta catalogati, ripuliti e censiti, fossero destinati ad essere riciclati e rivenduti in nero in qualche mercatino “delle pulci”
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