di redazione
‘A volte ritornano’. Se Leoluca Orlando fosse protagonista di un racconto di Stephen King, questo sarebbe il titolo più azzeccato. La sua decisione di scendere in campo, infatti, è l’espressione più orrifica della malapolitica, che non tiene conto della volontà degli elettori, bensì degli interessi di parte e dei giochi di potere.Orlando, ‘plurimo’ primo cittadino di Palermo, carica da cui si dimise nel 2000 per concorrere alla presidenza della Regione, lasciando la città al commissariamento di Guglielmo Serio, ha scelto di candidarsi alla poltrona di sindaco, nonostante avesse dapprima appoggiato Rita Borsellino alle primarie e poi annunciato in ‘aramaico’ che non si sarebbe proposto per guidare l’amministrazione.Da un lato, dunque, il portavoce nazionale di Italia dei Valori ha rigettato l’esito della consultazione popolare di centrosinistra, a cui hanno partecipato oltre 30.000 cittadini (che avrebbero diritto al rimborso, visto gli sviluppi); dall’altro ha dimostrato di essere in difetto di coerenza.Orlando, pertanto, si sta proponendo come ‘il salvatore della Patria’, tralasciando volutamente il fatto che se Palermo è in uno stato pietoso è anche per colpa della sua ultima amministrazione, durante la quale ha avuto luce quel precariato, poi rafforzato dalla sindacatura di Diego Cammarata, che sta mettendo sotto scacco Palermo.
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