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C’è chiarezza nella politica?..

Se si entra nel merito del linguaggio usato dai politici, in particolare di quelli più rappresentativi, non si può non dare atto a loro, del fatto che negli interventi usano una particolare ricercatezza di linguaggio che è intelligibile quando vogliono, ma tortuoso, poco chiaro e quasi oscuro quando intendono eludere la soluzione di certe delicate problematiche. Convergenze parallele, consociativismo, larghe intese, patto di stabilità, sono l’esempio di un linguaggio ermetico se non criptato al quale fanno ricordo. A questo, che si configura come una propensione a fare della chiarezza un “optional”, per deliberata strategia politica nella dovuta comunicazione; ora si aggiunge una novità, alla quale ci si è abituati, obtorto collo, che è quella di usare “inglesismi” che sono incomprensibili alle masse che non hanno un minimo di dimestichezza con la lingua inglese. Spending review, voluntary disclosure, tax planning, spread, default, job act e molte altre espressioni di questo tipo fanno parte, ormai,  del lessico politico.

Non si vuole essere ipercritici su questo nuovo linguaggio che, oltre a soddisfare una vanità culturale dei politici, può essere utile per dare una immediata comprensibilità a livello europeo; ma è incontrovertibile il fatto che la politica, con l’uso e l’abuso di questa terminologia, si allontana sempre più dalle masse. Rispetto a questo modus operandi della politica, che ama ovattare la chiarezza, c’è un controaltare che si chiama “informazione” che si identifica nel giornalismo che, con apprezzabile spirito di servizio, fa chiarezza. In ogni regione del nostro Paese ci sono uno o più quotidiani che, oltre a trattare i fatti e le notizie che attengono alla regione, riservano gran parte del loro spazio al panorama politico nazionale e internazionale. Il nostro quotidiano, che il “Giornale di Sicilia”, cura molto l’informazione sugli avvenimenti politici e questo fa, quasi giornalmente, con pregevole articoli di tre giornalisti, con alto profilo professionale, che sono: Lelio Cusimano, Nino Sunseri e Marco Romano.

Non si vogliono fare facili sviolinate per questi pilastri del nostro quotidiano; ma bisogna riconoscere che il loro lavoro, e con particolare impegno, contribuiscono in misura determinante a fare chiarezza sulle questioni politiche e sulle loro dinamiche. Questo impegno, non poco gravoso, li incarna a dare corpo e vita alla rabbia e alle delusioni dei cittadini nei confronti della politica, per la sua insipienza e per la incapacità di dare le svolte necessarie per affrancare il paese dalla corruzione, dagli enormi sprechi, e da tutto quello che lo ha portato al degrado con gravissimo vulnus dell’immagine, della dignità e del prestigio .

 

Ettore Vinciguerra

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Ettore Vinciguerra

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