“Buongiorno, mi sblocca il suo Instagram per favore?” | Guardia di Finanza, nuova domanda lecita al posto di blocco

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Guardia di Finanza – sicilianews24.it

Tutto quello che c’è da sapere su questa novità.

I posti di blocco della Guardia di Finanza sono uno strumento fondamentale per il controllo del territorio e la prevenzione di reati economico-finanziari. Possono essere organizzati in autonomia o in coordinamento con altre forze dell’ordine. Vengono svolti in punti strategici, come caselli autostradali, stazioni, porti o strade ad alta percorrenza, e servono a verificare il rispetto delle leggi fiscali, doganali e in materia di contrabbando.

Durante un posto di blocco, i militari possono fermare veicoli, identificare i conducenti, ispezionare merci e verificare documentazione fiscale e commerciale. I controlli possono riguardare anche il trasporto di denaro contante, per accertare la regolarità e prevenire il riciclaggio. Se necessario, la Guardia di Finanza può procedere a perquisizioni e sequestri, con autorizzazione dell’autorità giudiziaria.

Particolare attenzione è rivolta ai trasporti di merci soggette a imposta (come tabacchi, alcolici o carburanti), ma anche al rispetto della normativa su scontrini fiscali, fatturazione e lavoro nero. I posti di blocco possono essere usati anche per verificare il corretto trasporto di animali, rifiuti o prodotti alimentari, controllando licenze, autorizzazioni e tracciabilità.

In caso di violazioni, gli agenti redigono verbali di contestazione e possono applicare sanzioni amministrative o penali. I controlli, quindi, non si limitano alla semplice circolazione stradale, ma rappresentano una vera e propria barriera mobile contro l’evasione fiscale e l’illegalità economica.

Segnalare i posti di blocco

I posti di blocco sono controlli stradali regolari e legittimi svolti dalle Forze dell’Ordine in tutta Italia. Per chi non ha nulla da nascondere rappresentano solo una semplice formalità. Tuttavia, negli ultimi anni è cresciuto il fenomeno delle segnalazioni via chat – soprattutto su WhatsApp – dove alcuni gruppi avvertono in tempo reale sulla presenza di pattuglie, autovelox o telelaser. Sebbene questo possa sembrare innocuo, partecipare o gestire queste chat può comportare conseguenze legali. In alcuni casi, dopo incidenti stradali o controlli, la Polizia ha sequestrato smartphone e sporto denuncia per “interruzione di pubblico servizio”.

A livello normativo, è vietato segnalare l’esatta posizione di dispositivi di controllo della velocità. L’articolo 45, comma 9-bis, del Codice della Strada prevede sanzioni amministrative da 825 a 3.305 euro per chi utilizza o diffonde informazioni su autovelox, tutor o telelaser. Non si tratta solo di una multa: per le autorità si mette a rischio l’efficacia dei controlli e, quindi, la sicurezza pubblica.

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Stesso divieto, stesso rischio

Anche segnalare i posti di blocco tramite Instagram o altri social network rientra nella stessa fattispecie. Non cambia il mezzo utilizzato: se si indica la presenza di dispositivi di controllo elettronico, si incorre nelle stesse sanzioni. Si tratta, di fatto, di una violazione che ostacola l’attività delle forze dell’ordine, e che viene perseguita con sempre maggiore attenzione.

Va chiarito che la semplice adesione a gruppi che segnalano solo pattuglie non è sanzionabile, ma resta una zona grigia. Diverso invece è il caso dei navigatori satellitari ufficiali, che indicano solo le zone soggette a controllo, come previsto dalla normativa.