Arte e Cultura

Archeologia: tradotta dopo 110 anni mappa delle “città dei morti”

CATANIA – Mercoledì 5 aprile si presenta a Catania (Monastero dei Benedettini, Coro di notte, ore 17,30) il volume “Le sepolture paleocristiane in Sicilia” (Moondi Edizioni), prima traduzione dal tedesco dell’omonimo volume, pubblicato a Berlino nel 1907, che in quasi 400 pagine raccoglie gli studi realizzati in Sicilia da Joseph Führer, giovane e misterioso archeologo bavarese (Monaco, 1858) scomparso prematuramente nel 1903 dopo aver mappato, sul finire dell’Ottocento, la geografia dei primi cimiteri cristiani nell’isola grazie a una borsa di studio e a successivi finanziamenti dell’Istituto Archeologico Germanico Imperiale.

Una poderosa antologia quella di Führer, dove il rigore e il puntiglio descrittivo dello scienziato cedono il passo, di tanto in tanto, alla visione stupefatta del viaggiatore del Grand Tour e alle sue descrizioni della natura e di quel paesaggio siciliano che, da quasi duemila anni, custodisce fra ulivi selvatici, mandorleti, filari di vigne e il viola dei cardi selvatici le pietre delle “città dei morti” di Siracusa, Marsala, Termini Imerese, Palermo, Girgenti, Cassibile, Cava d’Ispica e di numerosi altri centri protocristiani dell’isola. La traduzione è a cura di Ilenia Gradante e Gianpiero di Maida.

Moderati da Mariarita Sgarlata (presidente del consiglio del Corso di laurea triennale in Beni Culturali ed ex assessore regionale ai Beni Culturali), autrice di un documentata introduzione al volume, interverranno Pietro Militello (presidente del consiglio del Corso di Laurea Magistrale in Archeologia), il reverendo Vittorio Rizzone (abate del monastero di San Martino delle Scale, Monreale, Pa ) e i curatori del progetto editoriale: l’archeologo Santino Alessandro Cugno e l’antropologo Giuseppe Garro. Introducono Marina Paino, direttrice del Dipartimento di Scienze Umanistiche (Unict), e Dario Palermo, direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici (Unict).

Ad arricchire la pubblicazione, ricostruendo il profilo umano e professionale di questo semisconosciuto studioso tedesco – il cui cognome, dalle inquietanti analogie con il dittatore nazista, deve aver influito non poco nella dispersione delle sue tracce nei decenni a seguire – è un affettuoso ed eloquente testo a firma di Paolo Orsi, l’illustre archeologo trentino cui si deve l’ordinamento dell’omonimo museo di Siracusa, da lui diretto ininterrottamente dal 1895 fino al 1934.

I due lavorano a fianco, per dieci mesi tra il 1894 e il 1895, mentre Paolo Orsi è impegnato a Siracusa a sterrare la catacomba di Vigna Cassia. Ed è qui che Führer getta le basi di quella che Orsi definisce “un’opera grandiosa” aggiungendo: ”Nessuno meglio di me può dire delle fatiche e degli strapazzi compiuti da Führer per rilevare in ogni più riposto angolo quella città dei morti, per trarre fotografie delle pitture, apografi delle iscrizioni, per misurare, disegnare e vedere ogni particolare tectonico; intere giornate egli passava nelle umide gallerie, uscendone sovente grondante di sudore e di acqua; e fu qui che la sua fibra, per quanto fortissima, contrasse i primi germi del male che poi lo uccise”.

Führer non arriva a pubblicare la sua ricerca, i cui testi sono supportati da oltre un centinaio di scatti fotografici dei siti la cui qualità è purtroppo deteriorata dal tempo. Muore in Bavaria, nel 1903 lasciando la moglie e tre bambini in tenera età. Fu la vedova Führer, qualche anno dopo, a raccogliere gli studi e a consegnarli all’amico Victor Schultze che, dopo averli riuniti in un corposo manuale, dà alle stampe il volume Die altchristlichen Grabstätten Siziliens a Berlino nel 1907. Da allora, l’opera non è stata mai tradotta in italiano né ristampata.

“Sin dalle prime battute – commentano i curatori Cugno e Garro – l’imponente opera di Führer ci mostra l’enorme portata del lavoro di impostazione teorica e di ricerca empirica che sono alla base di questa straordinaria mole di dati archeologici e topografici sui cimiteri urbani e rurali della Sicilia paleocristiana”.

Mentre la professoressa Sgarlata sottolinea il pensiero “sorprendentemente moderno di Orsi” e la capacità di “fare sistema”, già a fine Ottocento, fra scienziati di diversi Paesi, senza steccati istituzionali e con la grande apertura di chi voleva condividere ricerche e risultati: “Non è certo un caso – dice la Sgarlata nel saggio introduttivo – che la loro capacità di fare sistema ci abbia restituito la pagina più significativa degli studi sull’archeologia funeraria del primo cristianesimo in Sicilia”.

 

Le aree siciliane oggetto di studio:

Siracusa; Priolo, Canicattini; Palazzolo Acreide; Contrada Sant’Elia; Ferla, Melilli, Lentini, Molinello, Cassibile, Spaccaforno-Rosolini; Cava d’Ispica; Santa Croce Camerina; Licodia Eubea, Chiaramonte-Gulfi; Granieri, Cittadella; Naro, Girgenti; Termini Imerese; Palermo; Carini; Lilybaeum-Marsala e altre località.

Redazione

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