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Amendola “Sulla politica estera serve unità”

ROMA (ITALPRESS) – “Mi auguro che di qui al 9 dicembre la riflessione fra i partiti produca novità positive”. Così, in un’intervista a La Stampa, il ministro dei rapporti con l’Europa Enzo Amendola, secondo cui “non è un segreto che sulla linea di credito del Mes sanitario ci sia tensione nella maggioranza. Ma la riforma del fondo salva-Stati va vista in un’altra ottica: non possiamo rimanere inchiodati a dibattiti del passato. È proprio per questa ragione che mi auguro il sì dei Cinque Stelle”.

“Il governo – sottolinea Amendola – non può non avere una linea unitaria in politica estera. Sto dicendo l’ovvio, ma purtroppo in questo Paese è diventato rivoluzionario pure l’ovvio”. “Sono certo prevarrà la voglia di guardare a quello che c’è ancora da realizzare – aggiunge – piuttosto che ricadere in una logica autodistruttiva”. In merito ad un Conte ter, “sono favorevole – dichiara – a unire le forze della maggioranza oltre i distinguo di ogni giorno. Non sono titolato a parlare di rimpasti”.
Ed in riferimento alla gestione delle risorse del Recovery Fund, commenta: “Lunedì presenteremo una proposta in consiglio dei ministri figlia delle linee guida europee. E vorrei premettere: Bruxelles non ha chiesto di sostituire il governo con una struttura tecnica”. Tuttavia, aggiunge: “Abbiamo bisogno di figure competenti che aiutino i ministeri e gli enti locali a velocizzare la realizzazione dei progetti. Stiamo parlando di questo, non di una Spectre. Il punto più delicato è un altro: avere norme e procedure di semplificazione che permettano di utilizzare i fondi tassativamente entro il 2026”. Ci saranno “sei manager a tempo pieno, non capi di altre aziende”.

“Un mese fa ci accusavano di lavorare su seicento proposte, lunedì le polemiche spariranno d’incanto – prosegue -. Realisticamente sarà la cifra indicata dal presidente del Consiglio e che manderemo al vaglio del Parlamento. L’importante è che i progetti siano concentrati attorno alle grandi priorità: transizione ecologica e digitale, potenziamento di istruzione, ricerca e sanità, infrastrutture, coesione sociale”.
Se a Bruxelles non si troverà un accordo entro la fine dell’anno con Ungheria e Polonia sul bilancio europeo sarà, secondo Amendola, “una sciagura per tutti. Per l’Italia significa trovarsi con trecento miliardi congelati fra Recovery Fund e altre risorse comunitarie. Tutto per un dibattito che rischia di minare l’identità europea. Il rispetto dello stato di diritto era uno dei capisaldi dell’accordo di luglio”.

Redazione

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