Botti di fine anno: una violenza contro animali, ambiente e salute pubblica

Il Partito Animalista Italiano rinnova il proprio appello contro l’uso dei botti di fine anno, una pratica che provoca gravi sofferenze agli animali, un pesante impatto ambientale e seri rischi per la salute pubblica.
Ogni anno durante i festeggiamenti di Capodanno, migliaia di animali domestici e selvatici sono vittime di paura intensa, stress acuto e disorientamento. I cani, in particolare, reagiscono alle esplosioni con tachicardia, tremori, crisi di panico e tentativi di fuga che spesso portano a smarrimenti, incidenti e, nei casi più gravi, alla morte. Anche la fauna selvatica subisce conseguenze devastanti: uccelli che precipitano durante il volo notturno, animali che abbandonano tane e nidi, ecosistemi sconvolti in poche ore.

Accanto alla sofferenza animale, esiste un’emergenza ambientale troppo spesso ignorata. I botti rilasciano nell’atmosfera elevate quantità di polveri sottili (PM2.5 e PM10), metalli pesanti e sostanze chimiche tossiche. In molte città, subito dopo la mezzanotte, le concentrazioni di particolato raggiungono valori paragonabili, e talvolta superiori, alle peggiori giornate di smog, con un drastico peggioramento dell’indice di qualità dell’aria (AQI). Un inquinamento improvviso che colpisce soprattutto bambini, anziani, persone fragili e animali.

“L’esplosione prolungata ai botti di fine anno crea problemi al sistema nervoso di soggetti fragili (persone anziane, bambini e animali), come dimostra una ricca documentazione scientifica – ha spiegato Patrick Battipaglia, Coordinatore regionale per la Sicilia del Partito Animalista Italiano -. Ogni anno ci tocca raccontare fatti di cronaca che riguardano animali indifesi che hanno subito danni o addirittura sono morti dopo le esplosioni dei fuochi d’artificio e dei petardi per i festeggiamenti del Capodanno. Chiediamo, pertanto, ai sindaci di vietare, con apposite ordinanze, i “botti di fine anno” e, altresì, che vengano intensificati i controlli sul territorio con sanzioni per chi non rispetta tali ordinanze. La quantità di diossina, rilasciata durante le esplosioni, su un piccolo territorio – conclude Patrick Battipaglia – equivale alla stessa quantità di diossina sprigionata da un inceneritore in 120 anni di attività (Rapporto CEWEP)”.

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