Formazione: l’Unione Europea toglie la maschera al governo della finta legalità

L’Olaf, acronimo francese dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode, ha tolto definitivamente la maschera al governo della finta legalità di Crocetta, richiedendo alla Regione la restituzione delle somme destinate agli enti di Formazione professionale e trattenute in conto degli extrabudget erogati illegittimamente dalla Regione a fronte dei maggiori costi per il personale.
Per questa vicenda la Corte dei Conti aveva condannato in primo grado per danno erariale, il segretario generale Patrizia Monterosso (all’epoca dirigente generale del Dipartimento Formazione Professionale) chiamata a restituire 1,3 milioni di euro. l’ex Presidente della Regione Raffaele Lombardo, 220 mila euro, gli ex assessori alla Formazione Santi Formica (379 mila euro), Carmelo Incardona (830 mila euro), Luigi Gentile (224 mila euro). Condannati anche i dirigenti Alessandra Russo (378 mila), Maria Carmela Di Bartolo (474 mila), Salvatore di Francesca (108 mila), e l’ex dirigente del servizio Rendicontazione, Nino Emanuele (365 mila).
Dopo la condanna la Monterosso aveva minacciato di far causa alla Regione, se non avesse effettuato il recupero coatto delle somme a valere sui fondi europei collegati all’Avviso 20 del 2011 per i nuovi corsi.
La richiesta era sembrata subito priva del minimo ancoraggio normativo: in primo luogo perché si trattava di un atto unilaterale, visto che il contenzioso era ancora tutto da decifrare; in secondo luogo perché non si possono pignorare somme su corsi ancora da svolgere in quanto togliere le risorse, strettamente collegate a progetti presentati e approvati avrebbe di fatto costretto gli enti a diminuire le ore previste; in terzo luogo perché i regolamenti europei parlano chiarissimo: per nessuna ragione si possono attuare detrazioni o trattenute né alcun onere specifico o di altro genere con effetto equivalente, che porti alla riduzione di detti importi per i beneficiari. Ciò senza contare l’evidente conflitto di interessi della Monterosso che, da vertice amministrativo della Regione, chiedeva a un dirigente gerarchicamente inferiore di procedere ad un atto illegittimo per salvaguardare la sua posizione di indagata per danno erariale.
Nonostante un quadro normativo chiaro e convergente, Anna Rosa Corsello, allora dirigente generale del Dipartimento Formazione dispose ugualmente il prelievo delle somme, trattenendo oltre due milioni di euro all’ANFE, oltre un milione e mezzo al Cefop e somme minori ad altri enti.
Come era largamente scontato per tutti, tranne che per l’ineffabile Presidente Crocetta, l’Olaf ha bloccato il tentativo di scrollarsi il danno erariale con considerazioni che non lasciano alcun dubbio.
Intanto perchè i crediti vantati dalla Regione siciliana nei confronti dei beneficiari dei fondi europei riguardano progetti finanziati da fondi regionali e dunque – sostiene l’Olaf – “tali riduzioni del contributo non possono essere poste in alcuna relazione con la realizzazione delle azioni cofinanziate dall’avviso 20 del 2011”.
Anche ammesso che si potesse trattenere la parte delle risorse che gli enti regionali avrebbero dovuto cofinanziare “Tenuto conto che il tasso di cofinanziamento del Fondo sociale europeo – scrive l’Olaf – è del 65,5 per cento, ne consegue che il contributo che non è stato utilizzato per i fini previsti dai regolamenti comunitari è di 2,578 milioni di euro (sui circa 4 milioni di euro trattenuti illegittimamente n.d.r.) l’Olaf ritiene che tale contributo debba essere recuperato”.
A questo punto abbiamo un Segretario generale della Regione, strenuamente difesa da Crocetta, che prima viene condannata in primo grado a restituire le somme illegittimamente versate in qualità di Dirigente generale e poi minaccia l’amministrazione regionale perché proceda ad un recupero coatto illegittimo che la sollevi dalla responsabilità erariale.
Se ancora in questo Parlamento regionale esiste qualcuno che abbia un briciolo di dignità politica, la mozione di sfiducia verso la Monterosso e verso chi le ha consentito di mantenere la poltrona, è un imperativo etico.