Le drammatiche fasi del naufragio nel racconto dei sopravvissuti e dei soccorritori

Gli interrogatori dei 28 superstiti del naufragio hanno consentito di ricostruire le concitate fasi del capovolgimento del barcone.
“Il barcone si è scontrato con il mercantile portoghese – affermano -. Lo scafista nel tentativo di nascondersi ha perso i comandi”.
“Dopo la collisione è scoppiato il panico” – Sabato sera, attorno alle 22, hanno raccontato i migranti agli operatori umanitari dell’Unhcr, dal barcone è stato avvistato il mercantile portoghese, che era stato dirottato in zona dalla centrale della Guardia Costiera. A quel punto il tunisino che era alla guida, e che è stato fermato lunedì sera dalla polizia, avrebbe puntato la prua dell’imbarcazione verso la nave ma, una volta avvicinatosi, avrebbe pilotato senza la dovuta attenzione. “Voleva guidare la barca – hanno raccontato i sopravvissuti – e allo stesso tempo nascondersi tra di noi”. Dopo la collisione a bordo è scoppiato il panico: “Tutti hanno iniziato ad agitarsi quelli che erano più in basso hanno solo sentito l’urto ma non vedevano niente e volevano salire. Alcuni di quelli che erano sul ponte sono finiti in acqua subito. La barca ha cominciato a muoversi sempre di più e poi si è capovolta”.
Ancora incerto il numero dei morti perché le testimonianze divergono in maniera notevole oscillando fra i 400 passeggeri e i 950: gli inquirenti sono convinti che la stima pià attendibile sia 850.
Nessuna responsabilità può profilarsi, sulla base di quanto emerso, a carico del personale del mercantile King Jacob che ha doverosamente prestato soccorso e che non ha contribuito all’evento fatale”. Lo afferma il procuratore di Catania, Giovanni Salvi. Le indagini sono state eseguite dalla guardia costiera, dalla polizia di Stato, dallo Sco di Roma e dalla squadra mobile della Questura di Catania.  
Il barcone naufragato era “privo di ogni necessaria dotazione di sicurezza”. Lo scrive la procura di Catania nella richiesta di incidente probatorio nei confronti dei due presunti scafisti, sottolineando che è stato imbarcato “un numero di passeggeri del tutto sproporzionato alle dimensioni del peschereccio”.
Il racconto dei due sopravvissuti è stato confermato dagli uomini della Guardia Costiera e del Cisom, il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta, che erano a bordo dei gommoni. “Siamo arrivati nella zona del naufragio attorno alle due di notte – ha spiegato il comandante della nave Gregoretti, Gianluigi Bove – del barcone non c’era più alcuna traccia, tranne alcuni detriti e chiazze di nafta. Siamo riusciti a recuperare due naufraghi, mentre altri 26 erano già a bordo della nave portoghese”.

Il King Jacob era arrivato un paio d’ore prima. Quando dalla nave della Guardia Costiera hanno calato i gommoni non si vedeva a 10 metri di distanza. “Ho visto la gente in mare che gridava – racconta ancora Bove – abbiamo fatto di tutto per salvarli, ma non ce l’abbiamo fatta. E questa tristezza nessuno me la leverà mai”.