La legalità “ad personam” di Rosario Crocetta

Rosario Crocetta non finisce mai di stupirci per il suo personalissimo concetto di legalità. Ne abbiamo parlato tante volte e non vogliamo più tediarvi con i tanti esempi di strabismo da cui è colpito il Presidente della Regione, a seconda che in ballo ci siano le sorti dei suoi amici/collaboratori o del resto del mondo.
Ma la vicenda dell’inserimento in finanziaria di una norma che consente ai dipendenti regionali di richiedere l’anticipo del trattamento di fine rapporto per far fronte al “pagamento di debiti nei confronti della pubblica amministrazione derivanti da sentenze esecutive” scrive un nuovo incredibile capitolo della “legalità crocettiana”, che supera anche il comune senso del pudore.
Riassumiamo brevemente: la dr.ssa Patrizia Monterosso, che da anni occupa poltrone apicali della pubblica amministrazione, da esterna e senza avere i requisiti di eccellenza necessari per ricoprire gli incarichi, è stata condannata in primo grado dalla Corte dei Conti, insieme con altri politici e burocrati, a rifondere per la sua parte oltre un milione e trecentomila euro.
Le viene contestato di aver firmato il pagamento degli extrabudget agli enti della Formazione Professionale per il pagamento delle spese del personale. Cioè uno dei “core business” di quella manciugghia che Crocetta ha usato come giustificazione dello smantellamento del sistema che ha mandato sul lastrico circa ottomila famiglie.
Infatti sugli extrabudget si basava il metodo di assunzioni che consentivano alla politica di piazzare negli enti di formazione clienti, amici, parenti e sodali al fine di acquisire consensi e privilegi a spese della collettività.
La Monterosso è stata cooptata in quel sistema da Totò Cuffaro e per altri cinque anni dopo la firma del decreto è rimasta pienamente in sella anche con la gestione Lombardo, raggiungendo addirittura la posizione di vertice della burocrazia regionale.
Che poi sia stata folgorata sulla via di Damasco incontrando Crocetta e facendo con lui qualche visita in Procura, non può in alcun modo esimerla dalle responsabilità etiche, amministrative o di altro genere, se ve ne sono, del disastro della Formazione siciliana.
Eppure la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni è stata messa ad ammuffire in un cassetto e il Crocetta paladino della legalità, continua a tenersela tranquillamente accanto.
Anzi prova a cambiare le leggi per consentirle di pagare i danni erariali, qualora la Corte dei Conti dovesse confermare ad aprile la sentenza di primo grado.
Che Crocetta non fosse credibile sul piano culturale, politico e amministrativo i siciliani lo hanno dovuto amaramente sperimentare sulla loro pelle in questi due anni e mezzo ma adesso, anche senza tirare in ballo il rapporto con Montante e i signori confindustriali delle discariche i cui contorni non sono ancora chiari, ha perso anche l’ultima parvenza di credibilità relativa al tema della sbandierata legalità.
E non si illudano i Raciti, i Faraone, i Cracolici e tutto il resto della variegata maggioranza che con il gioco delle parti, un giorno criticano Crocetta e il giorno dopo concordano la spartizione delle poltrone: di questo disastro ne dovranno rispondere politicamente tutti.