Draghi: “politica monetaria non basta servono riforme strutturali”

Roma, 23 ago 2014 – ”’Il problema centrale e’ di capire quali sono le nostre capacita’ di influenzare la disoccupazione, cosi’ Mario Draghi, presidente della Bce, nel suo intervento al forum delle banche centrali in corso a Jackson Hole (Usa). Per il numero uno dell’Eurotower, si tratta di capire quanta parte della crescita dei senza lavoro sia attribuibile ”’a componenti cicliche ”’ e quanto a ”’componenti strutturali”. La componente ciclica della disoccupazione puo’ essere contrastata dal lato della domanda e ”’la politica monetaria puo’ giocare un ruolo centrale, che si traduce in una politica accomodante per un prolungato periodo di tempo. Sono fiducioso che il pacchetto di misure che abbiamo annunciato a giugno intende sostenere la domanda e siamo pronti ad ulteriori misure se fossero necessarie”. Poi il capitolo della disoccupazione strutturale, stimabile nell’Eurozona intorno al 9%, sebbene alcune ricerche dicano che era gia’ alta fin dagli anni 70. ”’Nessuna politica fiscale o monetaria per quanto espansiva, puo’ bilanciare la necessita’ di riforme strutturali nell’Eurozona”.E qui, servono riforme strutturali del ”’mercato del lavoro, di quello dei prodotti” ed azioni che migliorino nel complesso l’economia . Due le ricette proposte. La prima servono ”’politiche che permettano ai lavoratori che hanno perso il lavoro di ricollocarsi velocemente riducendo il periodo di disoccupazione”. Un risultato perseguibile con ”’la contrattazione dei salari decentralizzata a livello locale in modo da riflettere sia le condizioni locali del mercato del lavoro e sia la produttivita”. Poi la ”’riduzione delle rigidita”’ dal lato dell’ingresso e dell’uscita dal posto di lavoro ma soprattutto ”’la riduzione delle dualita’ nello stesso mercato del lavoro” tra gli stessi lavoratori. La seconda ricetta riguarda l’aumento della professionalita’ della forza lavoro che rende meno intensi i periodi di lunga disoccupazione. E questo ha spiegato , Draghi, si riscontra nel fenomeno della disoccupazione giovanile (15-24 anni) ”’passata dal 15% del 2007 al 24% del 2013”. Nei fatti, i giovani meno qualificati rischiano di perdere l’accesso al mercato del lavoro.